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venerdì 26 novembre 2010

23 novembre 2010


UNA GIORNATA MEMORABILE PER
IL 33° ANNO DALLA SUA NASCITA AL CIELO

I GIOVANI, LA PARTE PRIVILEGIATA DEL CUORE DI DON FELICE,
FANNO DA CORONA ALLA TOMBA.

martedì 11 maggio 2010

FONDAZIONE "DON FELICE CANELLI"




La Fondazione nasce il 19 dicembre 2009 nella Parrocchia di Croce Santa a San Severo ed ha come fine quello di promuovere e sostenere la Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Don Felice Canelli.
La sua sede è presso la Parrocchia di Croce Santa, in Via Lucera, 9 71016 San Severo, FG.
In modo particolare la fondazione si impegna a:

1. sostenere economicamente il lavoro di documentazione e di ricerca del materiale inerente la vita, la spiritualità e le opere di don Felice Canelli;
2. offrirne materiale di informazione e di divulgazione ;
3. promuovere un vasto movimento di preghiera tra i fedeli cattolici e tra tutte le persone che hanno conosciuto il Servo di Dio;

Vuoi aiutare anche tu la Fondazione “Don Felice Canelli”?

Puoi farlo in due modi:
Diventando socio ordinario oppure socio benefattore

I soci ordinari/ sostenitori sono persone fisiche o gli enti pubblici e privati che per loro competenza o esperienza chiedono la ammissione alla fondazione e si impegnano nella realizzazione dei fini della fondazione assumendone gli obblighi ed hanno diritto di voto.
Il socio ordinario, dopo l’ammissione alla fondazione, contribuisce al fondo patrimoniale con la somma di 250 Euro.

I soci benefattori sono persone fisiche o enti pubblici che sostengono economicamente la causa ma non hanno diritto di voto. Il socio benefattore contribuisce al fondo patrimoniale con una somma libera.



La fondazione “Don Felice Canelli” ha attualmente un sogno nel cassetto: ricostruire il vecchio ufficio parrocchiale e l’antico corridoio della sagrestia trasformandolo in un luogo della memoria.

SE VUOI CONTRIBUIRE ANCHE TU?
BANCA APULIA
CODICE IBAN
IT 63 Q 0578778631 122576059944


Per ulteriori informazioni scrivere a
Fondazione “Don Felice Canelli”
Parrocchia di Croce Santa, Via Lucera, 9
71016 San Severo, FG.
Scrivendo direttamente al Presidente della Fondazione
croce.santa@virgilio.it

Ti invitiamo a guardare il video della Fondazione cliccando sul link
http://www.youtube.com/watch?v=0SAngrF1WXE
GRAZIE PER LA TUA COLLABORAZIONE
AIUTACI A DIVULGARE LA NOSTRA OPERA!

ILPRESIDENTE E IL CONSIGLIO DIRETTIVO

mercoledì 17 marzo 2010

Oggi 16 Marzo la Parrocchia del Carmine di San Nicandro
si è recata in pellegrinaggio alla tomba del Servo di Dio
GRAZIE AMICI DI SAN NICANDRO
insieme per essere "fiamma viva"

sabato 6 marzo 2010

http://www.diocesisansevero.it/Canelli/Fiamma%20Viva%20n.1%20Notiziario%20Causa%20don%20Felice%20Canelli.pdf
Puoi scaricare il Notiziario
facendo cliccando con il tasto destro
"Salva oggetto con nome"

giovedì 15 ottobre 2009

DON RUA INCONTRA DON FELICE!!


CRONACA DELLA VISITA DI DON RUA
A SAN SEVERO
Redatta dal Servo di Dio don Felice Canelli
nel suo giornale
“ Il buon seme o l’Opera Salesiana a San Severo”
del 15 Aprile 1910

Ancor vivo è in molti il ricordo della visita fatta dal defunto Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana al nostro Oratorio, e ci è grato rievocarlo in questa circostanza. Reduce da un lungo viaggio attraverso la Spagna e la Sicilia per rendersi conto personalmente delle condizioni delle nuove case sorte in quelle vaste regioni, egli si fermò a San Severo il 17 Maggio 1906 in compagnia dell’Ispettore Don Scappini e di Don Barberis che faceva da segretario. L’accoglienza fu affettuosa ed entusiastica.
Lo stanzone, attualmente adibito a dormitorio per gli alunni del Convitto, serviva allora per il Teatro ed era gremito di un pubblico elettissimo: i Cooperatori e le Cooperatrici al completo, Monsignor Vescovo Merra con le autorità ecclesiastiche, le notabilità del Clero e del laicato ed uno stuolo rispettabile di Signore e Signori. Si rappresentava quel giorno il dramma in 3 atti- I tre martiri di Cesarea. Don Rua giunse alla fine del 2° atto verso le ore 19 col treno proveniente da Foggia.
Presso il portone d’ingresso avemmo la fortuna con il Direttore don Ermidoro Caramaschi di stringere e di baciare la mano di Don Rua e di inchinarci profondamente dinanzi a quell’uomo che era la reliquia vivente di don Bosco e nella sua profonda umiltà, rivelava la eroica grandezza della sua carità illuminata, spesa tutta a favore di tante giovani generazioni. Ci parve allora di trovarci alla presenza di un Santo che affrontava con entusiasmo le ultime fatiche e gli estremi sacrifizii per il compimento del suo sublime apostolato; il suo sorriso buono, largo, senza veli e senza infingimenti apriva il cuore alla più sincera confidenza: la sua parola tenera ed affettuosa rivelava tutte le soavità del suo amore paterno; il suo sguardo, dagli occhi sempre arrossiti, penetrava con una intuizione tutta particolare con un fascino singolarmente meraviglioso: ecco perché quell’esile persona, pur tanto umile, suscitava l’entusiasmo più sincero e frenetico.
Allorquando Don Rua apparve nella grande sala del teatro, fu un momento di commozione generale; tra gli applausi fragorosi, insistenti un grido solo echeggiò: “Viva Don Rua!”, grida di amore, di ammirazione e di benevolenza dimostrata verso la nostra Sansevero.
Monsignor Vescovo nell’abbracciarlo piangeva e i più vicini si strinsero per baciargli le mani, mentre gli altri sventolavano i fazzoletti. Molti avevan le lagrime agli occhi. Dopo il 3° atto ci fu una lotteria che fruttò circa duecento lire; indi l’arcidiacono la Monaca porse il saluto riverente dei Cooperatori e delle Cooperatrici e dei simpatizzanti per l’Opera salesiana ed in ultimo sorse a parlare Don Rua. Disse poche parole per ringraziare della dimostrazione di affetto ricevuta da tante buone persone e per incoraggiare a perseverare nel bene senza scoraggiamenti e senza debolezze.
La sua parola semplice e modesta scese nel cuore di tutti: da quel giorno i promotori dell’Opera si sentirono più animati a fare del bene, non ci furono diffidenze, si fecero generosi propositi e si iniziò un’era nuova di operosità salutare a vantaggio della gioventù nostra. Tanto poteva la parola di un Santo.
La mattina dopo celebrò la santa messa nella nostra cappella. L’ascetismo del pensiero e della vita si rivelò gagliardamente su quel volto dai lineamenti austeri. Ben si scrisse di Lui: “ Il suo ascetismo ricordava quello degli anacoreti; tanto era fatto di meditazione e di penetrazione del mistero completamente dentro il mistero della divinità. Quando era chiuso della preghiera, la fede in lui si faceva quasi una cosa sensibile, tanto era evidente, e tanto profumo di convinta umiltà adorante lasciava intorno a lui aleggiare (Momento N.96). E questo ascetismo noi potemmo ammirare durante la celebrazione del Santo Sacrifizio.
Poi nella sala attigua alla cappella parlò ai Cooperatori e alle Cooperatrici come un padre tra i suoi figli dando utili suggerimenti e confortanti consigli e promettendo tutto il suo appoggio e tutta la sua benevolenza. Ricordiamo ancora il sorriso con cui accompagnò tutte le sue parole quella mattina, lo sguardo carezzevole che posava su tutti noi che eravamo come avvinti dalla sua umile persona ed il grande godimento che procurò alle anime nostre in quella breve conversazione.
Quando partì, prima di lasciare l’Oratorio, gli chiedemmo la sua benedizione e ci trovammo inginocchiati ai suoi piedi. Egli sorridendo compì il nostro desiderio…Quella mano tremula e quel sorriso noi portiamo sempre nel nostro cuore e nei momenti di tristezza, vivamente ricordando, ci sentiamo confortati ed animati a seguire umilmente la linea luminosa tracciata dal suo geniale apostolato.
Don Felice Canelli

sabato 10 ottobre 2009


"Sacerdozio e santità
equazione perfetta"
- don Felice
dallo "Zelo tremendo"
edito dalla LDC a cura di Francesca Caggiano.
Il testo- afferma il vice postulatore- offre la possibilità a tutti, sacerdoti e laici, di entrare in punta di piedi nel sacello segreto dell'interiorità di questo straordinario uomo e sacerdote di cui si è aperta la Causa di Beatificazione, per contemplare il suo ininterrotto sostare con l'AMATO GESU' che lo ha forgiato VERO SACERDOTE, genuino canale di bontà e di misericordia per tutti e in tutte le associazioni ecclesiali, caritative, educative, sociali con uno sguardo particolare verso i giovani e i poveri.

giovedì 26 marzo 2009

Nella Parrocchia di Croce Santa in San Severo, il 25 marzo alle ore 19,00 è stato dato il via all’Inchiesta diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione sulla vita, le virtù, la fama di santità e di segni del Servo di Dio Don Felice Canelli, presbitero diocesano. Il Vescovo, Mons. Lucio Renna nel suo discorso ha evidenziato come Don Felice Canelli è riuscito a fare sintesi e sinergia tra contemplazione ed azione. “Don Felice- dice S. Ecc.za - è una figura gigantesca di sacerdote, di uomo e di cittadino: un uomo fatto preghiera ed un uomo fatto azione. Egli dialogava con l’Invisibile e lo contemplava con gli occhi della mente e poi spalancava i suoi occhi e il suo cuore alla realtà umana” in tutte le sue manifestazioni e lavorava con tutti, in modo particolare, con i piccoli, i giovani ed i poveri. Don Felice, con l’ansia del “Da mihi animas” di don Bosco ha vissuto e lavorato con uno zelo tremendo per conquistare le anime al Signore ed organizzare la carità in ogni tipo di associazionismo ed ogni tipologia di azione perché ogni persona, dal più piccolo al più grande, si sentisse dentro la Chiesa e nel territorio, coprotagonista con la Provvidenza della costruzione di una società più umana ed evangelica.

venerdì 30 gennaio 2009

Testimonianze

Anche io sento l'esigenza di dare una mia testimonianza su quanto fatto ed operato dal Servo di Dio don Felice Canelli. Mi ritengo fortunata per averlo conosciuto e frequentato da bambina e solo ora mi rendo conto della straordinarietà di questo grande uomo che si è donato a tutti: uomini, donne, poveri, giovani, bambini. Io ero una bambina delle scuole elementari e Don Felice veniva nella scuola Giovanni Pascoli a farci visita e a parlarci di Gesù. Quando arrivava noi bambine lo accoglievamo con un grande applauso e lui ci parlava con amore profondo, calamitava la nostra attenzione e noi non ci stancavamo mai di ascoltarlo.
Per farci frequentare la parrocchia ci offriva tante attività interessanti: il catechismo dopo la messa della domenica, i giochi in cortile animati da suor Maria Teresa, suor Luisina ed altre di cui ora non ricordo il nome, le attività teatrali,le novene di Natale per i bambini, le lotterie natalizie. Ogni giorno, ogni occasione era buona per fare festa. Quando frequentavo le classi terza, quarta e quinta elementare mi diede il compito di annotare su un registrino le presenze delle bambine che frequentavano la messa domenicale e l'oratorio, mentre ad una mia amichetta diede il compito di cassiera: ogni domenica, dopo la messa io con la mia amica passavamo per il suo ufficio per dirgli il numero delle bambine presenti e lui dava alla mia amica una somma di danaro che doveva custodire, a Giugno le bambine più assidue venivano premiate con la partecipazione ad una gita nella provincia: San Giovanni Rotondo, Monticchio ecc. Solo ora che sono un'insegnante riconosco il valore educativo delle sue opere. Di quegli anni della mia infanzia trascorsi in parrocchia ho un ricordo bellissimo ed indelebile e quando passo davanti a Croce Santa che è la mia Parrocchia, non posso fare a meno di rivolgere lo sguardo alla statua che lo rappresenta e qualche volta mi capita di chiedere la sua intercessione presso il Signore al fine di avere sollievo da qualche mio affanno. Questa è solo una piccola testimonianza, una piccola goccia nell'oceano delle opere che ha compiuto don Felice Canelli, ma spero che dia un contributo per la causa della sua beatificazione.
di PATRIZIA PALUMBO

martedì 6 gennaio 2009

I suoi figli e le sue figlie spirituali

Rosina Petruzzellis 23 maggio 1918- 5 luglio 1948

martedì 30 dicembre 2008

I battiti del suo cuore

LO ZELO ARDENTE PER LA GLORIA DI DIO E
LA SALVEZZA DELLE ANIME

“Nel pomeriggio, nella Chiesa di San Francesco, riprendendo la predica di Monsignor Orlando: “un cuore ripieno di Spirito Santo è un cuore ripieno di amore, le lingue di fuoco nel cenacolo, gli Oremus della consacrazione, nella descrizione della liturgia nella messa di San Vincenzo ecc… l'impegno mi è assorto: ardere, ardere della stesso fuoco, conduzione e indispensabile per l’ apostolato della carità, partecipare al fuoco di Cristo, ardere e far ardere.
O Gesù voi che siete la fiamma viva e bruciate sempre di amore per gli uomini, entrate in me, perché io sia simile a voi, infiammatemi col vostro fuoco. Ne farò ardere i cuori di tutti coloro che mi hai affidato

IL CUORE DI GESU' SOMMO ED ETERNO SACERDOTE

“O Gesù, Tu che ai sacerdoti devoti del Tuo Cuore hai promesso abbondanti frutti per il loro ministero, rendici, ti preghiamo, validi operai per la tua vigna, veramente umili e miti, pieni di spirito di devozione e di pazienza, cosi pieni di amor Tuo da non smettere di eccitare e fomentare lo stesso fuoco di amore nelle anime dei fedeli. Rinnova i nostri cuori con l'amore del Tuo Cuore perché non ci preoccupiamo di altro se non di promuovere la tua gloria e di guadagnarti le anime che hai redento col prezioso Sangue……Permetti infine, che ciascuno di noi ti lodi con queste parole di Agostino: O dolce Gesù, possa Tu vivere in me e il vivo carbone del tuo amore si accenda nel mio spirito e cresca in fuoco eterno: possa ardere sempre sull'altare del mio cuore; ribolla nei miei midolli, crepiti nel profondo della mia anima; nel giorno della mia morte possa trovarmi consumato presso di Te, col Padre e lo Spirito Santo”
(diario 1942)