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martedì 30 dicembre 2008

I battiti del suo cuore

LO ZELO ARDENTE PER LA GLORIA DI DIO E
LA SALVEZZA DELLE ANIME

“Nel pomeriggio, nella Chiesa di San Francesco, riprendendo la predica di Monsignor Orlando: “un cuore ripieno di Spirito Santo è un cuore ripieno di amore, le lingue di fuoco nel cenacolo, gli Oremus della consacrazione, nella descrizione della liturgia nella messa di San Vincenzo ecc… l'impegno mi è assorto: ardere, ardere della stesso fuoco, conduzione e indispensabile per l’ apostolato della carità, partecipare al fuoco di Cristo, ardere e far ardere.
O Gesù voi che siete la fiamma viva e bruciate sempre di amore per gli uomini, entrate in me, perché io sia simile a voi, infiammatemi col vostro fuoco. Ne farò ardere i cuori di tutti coloro che mi hai affidato

IL CUORE DI GESU' SOMMO ED ETERNO SACERDOTE

“O Gesù, Tu che ai sacerdoti devoti del Tuo Cuore hai promesso abbondanti frutti per il loro ministero, rendici, ti preghiamo, validi operai per la tua vigna, veramente umili e miti, pieni di spirito di devozione e di pazienza, cosi pieni di amor Tuo da non smettere di eccitare e fomentare lo stesso fuoco di amore nelle anime dei fedeli. Rinnova i nostri cuori con l'amore del Tuo Cuore perché non ci preoccupiamo di altro se non di promuovere la tua gloria e di guadagnarti le anime che hai redento col prezioso Sangue……Permetti infine, che ciascuno di noi ti lodi con queste parole di Agostino: O dolce Gesù, possa Tu vivere in me e il vivo carbone del tuo amore si accenda nel mio spirito e cresca in fuoco eterno: possa ardere sempre sull'altare del mio cuore; ribolla nei miei midolli, crepiti nel profondo della mia anima; nel giorno della mia morte possa trovarmi consumato presso di Te, col Padre e lo Spirito Santo”
(diario 1942)

lunedì 22 dicembre 2008

martedì 28 ottobre 2008

Don Felice e le sue "Passioni dominanti"

"Gesù tanto ha sofferto ed è tormentato dalla sete delle anime. Il programma di un apostolo è "Da mihi animas" cioè cooperare con Lui alla conquista e alla salvezza delle anime!" (Diario 1942)

"Vede" - disse Mons. Farina a don Felice - "è colpa del Pastore se le pecore sono sonnolenti!"


I RAGAZZI

Il Signore mi aveva donato la passione per i piccoli (...) Il Divin Cuore mi mandò all'Oratorio; chiesi a Don Caramaschi di essere suo coadiutore, di collaborare con lui nel multiforme apostolato salesiano; fui accolto con fraterno affetto e Deo gratias- Deo gratias- cuore a cuore coi Figli di Don Bosco, cercai di vivere la loro passione per la salvezza della gioventù, il loro spirito di iniziativa, il loro slancio di lavoro (...) Condivisi con i Figli di don Bosco fatiche e lotte, gioie e dolori, solidarietà di cuori con i piccoli, con i giovani, con persone di ogni grado sociale portando fuori dell'Oratorio un soffio di novità di vita religiosa nella città di San Severo e nei paesi della Diocesi (Don Felice)




I POVERI


Dal
Verbale del I° Febbraio del 1945: “Casi dolorosi: Il Direttore Don Felice ci parla del caso dolorosissimo di una vecchia di settanta anni, mezzo paralitica, mezzo cieca, che, scacciata dalla taverna dove si era rifugiata dopo la morte del marito, trovasi ora nella Chiesa di Croce Santa, assistita è vero amorosamente dalle donne di A. C. della Parrocchia, ma dove non può certamente rimanere a lungo. Questi casi di vecchi soli che non hanno dove ricoverarsi, e che sono frequenti in San Severo, in modo speciale da quando non si può più ricoverare all’Asilo Inabili al lavoro, ha fatto decidere il nostro Direttore Don Felice a mettere subito in attuazione, nonostante le numerose e quasi insormontabili difficoltà attuali, il suo progetto di costruire sulla terrazza della Chiesa di Croce Santa, qualche ambiente che potesse accogliere questi miseri relitti della società, quali appunto sono i Poveri vecchi, soli e malati. Il Consiglio applaude a questa iniziativa del Direttore, promettendo il maggior aiuto possibile, sia materiale che spirituale. Il Direttore Don Felice ci comunica pure tutti i passi già fatti per l’acquisto del materiale occorrente per la fabbrica e le offerte già ricevute al riguardo, e di come intende risolvere la questione dell’arredamento dei locali, e la questione dell’assistenza ai ricoverati.” (Storia del Volontariato Vincenziano, pag. 30)



LA PARROCCHIA


"A voler giudicare l’operosità instancabile e sempre a getto continuo di questo singolare Apostolo di Dio basta soffermarsi a giudicare l’impensato sviluppo della sua Parrocchia di Croce Santa. All’inizio della sua missione di Parroco una misera, povera e squallida chiesetta alla periferia della città. Lui , privo di mezzi, solo l’immensa risorsa del suo zelo, il grande dono della sua umiltà ancorata all’incommensurabile ricchezza della Provvidenza Divina, a distanza di anni, la piccola chiesetta allargata e ingrandita di opere di bene: asilo, laboratorio femminile. Suore, colonie elioterapiche e marine, le varie associazioni maschili e femminili con le proprie sedi, uffici parrocchiali, l’Opera del Perpetuo Suffragio, una Cripta Sacello ecc… Il suo zelo di Operaio instancabile nella vigna del Signore, aveva una particolare effusione presso gli infermi. Scrupolosa ed edificante la sua assistenza…si protraeva, a volte, per la notte intera e la mattina alle 7 era in Chiesa a celebrare.” (Ins. Santina Formato)


“Ecco l’impulso dato all’Azione Cattolica, specie nel settore giovanile. Sotto lo sguardo vigilante e incoraggiante di don Felice noi, viceparroci, in questo settore abbiamo potuto attuare quelle grandi attività culturali e spirituali che portarono all’auge le Associazioni di Croce Santa. Non c’erano associazioni che potessero competere nelle attività e nelle gare di cultura religiosa vinte molte volte in campo e diocesano e regionale e nazionale. Le associazioni in quell’epoca cercarono di fare cultura nel popolo con le recite, con il presepe vivente, diventando allora tutta la Chiesa Parrocchiale un salone accogliente la folla (compreso il Vescovo) che numerosa accorreva; con i carri allegorici in occasione della festa dell’uva e della Peregrinatio Mariae. Non parliamo delle missioni tenute dai PP. Gesuiti, dei Congressi Eucaristici e Mariani, della Peregrinazione mariana parrocchiale. Tutta la Parrocchia allora diventava Chiesa davvero Orante”. (D. Raffaele e D. Angelo Mele)

“Don Felice era sempre disponibile al confessionale: giovane o anziano, sapeva che questo momento di fede era il momento dello Spirito. Non badava al tempo”
“I Vescovi che si sono succeduti lo hanno ritenuto non un astratto carismatico ma un realizzatore e profeta, ammirando in lui l’indefettibile venerazione per la Sacra Gerarchia, la fecondità del Ministero che, nella concretezza, chiamava tutti a fare con lui l’esperienza di Dio”. (Don Mario Lozupone)


IL SOCIALE


I ricordi vivi, commoventi ancora, con una mia insindacabilità straordinaria, mentre ( la schiera) maschile era orientata in modo particolare l'alle lotte civili animate dai principi del vangelo nelle fasi più contrastanti. E tutto un dono della Provvidenza divina (...)

Nel campo sociale col Marchese Accoretti i primi cinema: il suo pubblico il quotidiano, il mio, sabato e domenica, con diapositive statistiche religiose in un salone ex sede della sede comunista del lavoro.
Campo politico: dal 1901, non ancora sacerdote, le prime lotte della "Gravis de communi re" di Leone XIII. Democrazia Cristiana, il rinnovamento dell'azione, le correnti, don Murri, Don Sturzo, le deviazioni del primo, la restaurazione concreta dell'altro; il Partito Popolare Italiano, le lotte, le soddisfazioni,poi il fascismo con le prime lotte politiche;Patto Gentiloni, finito in tribunale, assolto per inesistenza di reato, fondata la Democrazia Cristiana nel dopoguerra, assistenza ai dispersi, alle famiglie dei caduti, ecc., le ACLI. Tu solo, o Signore, Tu solo, o Signore. (Diario 17 maggio 1960)


LE ASSOCIAZIONI


“Per il passato duplicati di iniziative per amor proprio e per gelosia? Mi sembra di no; troppe iniziative questo si, ma si imponevano per scuotere tanto torpore, intensificare l’interessamento dei fedeli. Era il vivo desiderio di dare al popolo l’occasione e l’opportunità di muoversi ..Nel male quante iniziative…quante attività, quanta passione…e per noi e per le nostre cose alla maggior gloria di Dio… Se in mezzo al popolo non c’è fervore di iniziative, si capisce coordinate e approvate, c’è l’abbandono”. (Diario 1943)


Questo prete fa sentire ai laici il loro posto di responsabilità nella Chiesa di Dio, li alimenta continuamente di fede e di entusiasmo, mette la sua fiducia nella loro corrispondenza e nella loro collaborazione, si sente ricco quando li riunisce per vedere con loro la pastorale della parrocchia e quando, a livello di consulta diocesana di A. C., allarga il discorso sempre con i laici, per gli interessi soprannaturali della Chiesa diocesana. (Testimonianze, a cura di Don Mario Lozupone, pag. 89)


LE VOCAZIONI



Don Felice curava, in maniera attenta e vigile, i numerosi chiamati "in sortem Domini": ragazzi e ragazze che confidavano timidamente al Parroco un sogno di consacrazione di servizio. Li guidava, vi provava da esperti formatori di coscienze, li avviava nei monasteri con negli istituti religiosi, nelle missioni con il ministero Diocesano, seguendoli con la preghiera, col cuore, con lo scritto e spesso con la presenza di efficiente collaborazione; facendo festa con chiunque poteva trovarsi nel suo ufficio in chiesa, quando i suoi figli da Sassoferrato, dalla Tailandia, dalle Case religiose italiane o dall'impegno nelle parrocchie, tornavano a respirare un po' d'aria di casa, da Lui, per riprendere energie e coraggio. (Testimonianze, a cura di don Mario Lozupone, pag.89)


LE MISSIONI

Diede vita anche alla Commissione Missionaria per alimentare nella Chiesa locale la passione per l’evangelizzazione dei poveri. Utilizzava come strumento di sensibilizzazione il Bollettino Salesiano, e chiedeva la testimonianza di amici missionari, perché rendessero partecipi il popolo della loro esperienza.
Tra questi ricordiamo D’Antonio D’Amicis e Narciso Antonio, fratello del Priore di Croce Santa che lavorò in Estremo Oriente al fianco del venerabile Mons. Cimatti e dei Santi Martiri Mons. Versilia e Don Callisto Caravario, tutti figli di Don Bosco.
(Omnia in Caritate - Collana Testimoni/40 LDC- pag.25 di Sr Francesca Caggiano)




mercoledì 15 ottobre 2008

Tracce di santità

"Luce del mondo, sale della terra:
la missione evangelica realizzata nella
persona di un prete di San Severo!
Don Felice è la nostra stella di Betlemme! "
(+ Angelo Criscito Vescovo di San Severo)


Molto Reverendo Parroco,
sono sentitamente lieta della sua iniziativa per mantenere vivo il ricordo di Don Felice Canelli, che, in tutta la sua lunga esistenza ha dato una testimonianza eccezionale di amor di Dio e di zelo apostolico. (…)
Don Felice è venuto alcune volte a Tricarico a parlare col nostro Padre Fondatore e con me ha sempre dimostrato stima per la spiritualità eucaristica della nostra Congregazione. Ogni volta che sono andata a S. Severo sono rimasta ammirata del suo zelo apostolico instancabile, anche nell’età più avanzata: l’ho visto presente nella Parrocchia dalle prime ore del mattino fino a tarda sera animatore della liturgia, del catechismo, dell’oratorio, tutto preso dagli interessi spirituali del popolo. Le Suore a stento riuscivano ad andargli dietro.
Non ho avuto con lui altri particolari rapporti, ma l’ho sempre stimato e venerato come “uomo di Dio”; in lui il vivace temperamento naturale era costantemente irradiato dalla luce della grazia. (…)
Dev.ma in Gesù Cristo
Madre Maria Machina
(Superiora Generale Discepole di Gesù Eucaristico)

Testo del manifesto da lutto dell'Azione Cattolica Diocesana per il funerale del servo di Dio Don Felice Canelli

Don Felice non è più. Per il mondo l'appassionato curatore delle anime e
il forte credente nella santità degli uomini si è spento. Ora è dinanzi al Padre della sua fede incrollabile
a perorare la causa dei figli che ha convertito e rinnovato e di tutti quegli altri che hanno voluto ignorare la sua lezione di profondo amore per Dio e per il prossimo.
Senza di lui ora siamo chiamati a testimoniare, più soli e il meno poveramente possibile,la fede in Dio e la fiducia negli uomini.
La Chiesa non piange ma esulta, purificata com’è dalla compiuta
missione di un uomo e di un sacerdote esemplare.

domenica 12 ottobre 2008

La causa di Beatificazione

  • Il 23 Novembre 1977 Don Felice chiude la sua vita terrena in fama di santità.
  • Il 22 Giugno 2006 la Congregazione delle Cause dei Santi concede il nihil obstat a Mons. Seccia, allora Vescovo di San Severo, e dichiara don Felice Canelli “Servo di Dio”
  • Il 5 aprile del 2007 S. Ecc.za Mons. Lucio Angelo Renna nomina i membri del Tribunale per la causa di Beatificazione
  • Il 9 febbraio 2008 Mons. Lucio Angelo Renna e l’attore della causa Mons. Giovanni Pistillo costituiscono il Rev.do don Enrico Dal Covolo, sdb, nuovo Postulatore della causa.
  • Il 9 aprile 2008 il Postulatore don Dal Covolo nomina Sr Francesca Caggiano (fma) vice-postulatrice della causa di don Felice Canelli.
  • Il 13 maggio 2008 il Postulatore presenta al Vescovo l’Istanza con cui richiede l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulle virtù e sulla fama di santità del Servo di Dio.
  • Il 25 marzo 2009 ore 19,00 nella Parrocchia di Croce Santa apertura dell'inchiesta diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio don Felice Canelli con il giuramento degli Officiali

Dissero di lui



Don Felice vent'anni dopo
Camillo Antonio Rago

ll corso di aggiornamento dell' U.C.I.I.M su " Didattica e storia locale" tenuto lo scorso novembre, ( con una mia relazione su " San Severo e la Capitanata post- unitaria: dalle società di mutuo soccorso alla nascita dei partiti"), e la coincidenza del ventennale della morte di Don Felice Canelli mi spingono ad alcune brevi annotazioni per ricordare l'antico maestro .
Può sembrare strano se non avventuroso, accostare la figura di Don Felice a quella di Don Lorenzo Milani, di cui pure quest'anno ricorre il trentesimo anniversario della morte.
Pure a me pare che per alcuni aspetti del carattere, ruvido con i superbi e dolcissimo con gli umili, intransigente in materia di fede, il modo di essere prete che portava ad una speciale predilezione per i più giovani e più deboli, la continua testimonianza in coerenza con la propria scelta di vita, molti che siano i punti di ricordo che si possono trovare tra il primo parroco di Croce Santa e il Priore di Barbiana.
Agli inizi degli anni trenta Don Felice viene mandato parroco appunto a Croce Santa, periferia estrema di San Severo, terra di frontiere per le battaglie che bisogna condurre giorno dopo giorno per testimoniare la presenza della chiesa tra gli abitanti del quartiere, per la maggior parte braccianti e operai cresciuti alla scuola della dottrina marxista e chiaramente ostili ad ogni forma di evangelizzazione.
Come Don Milani nel Mugello, Don Felice non si scoraggia più di tanto, anzi inizia la sua personale battaglia contro le varie forme di povertà e di degrado sociale, contro l'analfabetismo, facendo intendere soprattutto a noi ragazzi del popolo che l'istruzione era l'unico mezzo che avevamo a disposizione per migliorare la nostra condizione sociale.
Trascinatore instancabile nelle attività non solo di carattere religioso, ma anche scolastico ed assistenziale, rese la sua parrocchia una vera fucina di idee e di persone, il vero centro propulsore per la vita del quartiere, un punto di riferimento preciso per i sanseveresi.
Tutti, di qualunque estrazione sociale e di qualsiasi credo politico non privo non per lui una sorta di venerazione e comunque il massimo rispetto. E anche il suo giovanile impegno politico, (prima Murriano, poi popolare e guida spirituale per i veri democratici cristiani), è da inquadrarsi in quella visione di servizi di dono totale al prossimo che contraddistinse tutta la sua esperienza pastorale . Basta leggere alcuni stralci dei suoi diari per rendersi conto come tutta la sua vita sacerdotale sia stato un continuo immergersi “ nella esperienza multiforme, tumultuante della società” ( Diario 1976 ) con grande spirito di umiltà. Si circondò sempre di molti collaboratori sia laici che ecclesiastici, dalle Suore Discepole di Gesù Eucaristico, che volle in parrocchia, don Angelo Mele, don Mario Lozupone, don Peppino Petruzzellis , don Luigi Tota, che prenderà al suo posto, da Emilia Testa a Santina Formato, ai responsabili dei vari movimenti, tanti che è impossibile elencare.
Non sovrastò mai nessuno con la sua vulcanica e prorompente personalità. Ebbe rispetto per le idee degli altri. Cosciente del suo carisma si limitava a guidare, dare consigli e sempre rispettosamente e puntualmente seguiti.
Chi della mia generazione non ricorda asilo infantile, il catechismo, il doposcuola, le gare di cultura religiosa, le colonie marine, la pratica del mese di novembre, il presepe vivente, i tanti giochi nel cortile e nei locali della Mario Chiri, gli spettacoli teatrali, i pacchi dono alle famiglie più bisognose e tante e tante altre iniziative in campo sociale ed assistenziale.....
Tanti ricordi della mia fanciulla e dell'adolescenza sono strettamente legati alla sua figura e la sua opera...
Queste nozioni non devono e non vogliono essere una sorta di agiografia. Don Felice non ha bisogno di questo come di iniziative formalmente esteriori, ma prive della forte carica di spiritualità che emanava dalla sua persona. Il nostro impegno, di quanti l'hanno conosciuto e sono cresciuti sotto la sua guida non solo spirituale, deve essere di continuare a testimoniare quei valori alla radice del suo magistero



Lo conobbi durante la Settimana Sociale della Gioventù Cattolica di Capitanata che si tenne qui a Troia nel lontano 1920 . Ero ragazzo. L'impressione che mi fece non si è cancellata più. Don Felice era un turbine. E il suo fisico asciutto e segaligno sembrava un concentrato di energie.
Quando prendeva la parola con quella sua voce acuta e penetrante, vibrava daccapo piedi come se i pensieri che esprimeva schizzassero da tutte le fibre della sua persona.
Possiamo definire don Felice " un figlio del tuono ". Anche i discepoli Giacomo e Giovanni furono chiamati con quel nome da Gesù.
Non erano due violenti, ma due appassionati. Giovanni infatti è passato alla storia come il discepolo dell'amore.
Mi pare che la caratteristica spirituale di Don Felice sia tutta qui. Ci sono modi e modi di vivere l'amore. Don Felice ha vissuto l’ amore appassionatamente.
Le sue scelte apostolica furono quelle che può dettare l’amore.
I poveri, i bisognosi di ogni genere, le lotte per la giustizia sociale, la libertà religiosa contro tutte le sopraffazioni e i settarismi che prosperavano violentemente nei primi decenni del secolo scorso in San Severo.
Con la collaborazione degli elementi - uomini e donne - da lui formati, non si è disinteressato in nessuna branca della vita cittadina: cominciando dalla scuola serale per operai e dall'associazione delle Dame di carità, ha pensato alla costituzione delle ACLI e del patronato ACLI, al Sindacato cristiano dei lavoratori e nello unità sindacale del primo dopoguerra, a cantieri di lavoro, coloni estive, assistenza invernale, alla costruzione al funzionamento dell'asilo infantile parrocchiale. Nel 1919 promosse l'organizzazione del partito popolare in un ambiente molto ostile - sostenendo una lunga e dura lotta che valsero a inviare al consiglio comunale una combattiva minoranza ed infine promosse l'organizzazione della Democrazia Cristiana, che ha fatto l'eccezione esperienze con elementi formatisi anche essi nel Circolo don Bosco(....)
La passione che animava l'attività di Don Felice si rivelava in una generosità che non conobbe limiti. Si direbbe che l'amore non gli facesse sentire il peso dei sacrifici che affrontava. Le sue giornate non si sa quando cominciavano e non finivano mai. Per lui animare una veglia eucaristica per tutta la notte, e poi tirare imperterrito fino all'altra notte nel confessionale, all'altare, al capezzale dei malati, nelle adunanze delle Dame di carità o dei catechisti e via dicendo, non c'era un evento eccezionale.
E a chi glielo faceva notare che egli esigeva troppo da se stesso, rispondeva, quasi scusandosi di questa singolarità, col darne......... la colpa alla buona provvidenza. "Il Signore ti dà tanta salute: come potrei non impiegare la tutta al suo servizio”?
Difatti aveva una salute di ferro. E’ campato quasi cento anni, e ha lavorato sodo fino all’ultimo.
Ma quella resistenza quasi inverosimile alla fatica non fu frutto soltanto di buona salute, ma anche di una disciplina interiore che gli faceva abbracciare ogni sacrificio senza neanche guardarlo in faccia.
Per questo il popolo di San Severo lo sentì donato a tutti in modo tale che ognuno lo considerò come persona di casa sua.

(Monsignor, Mario De Santis)
“Testimonianze”, a cura di don Mario Lozuppone,103-107

lunedì 6 ottobre 2008

I luoghi dove visse e vive ancora