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martedì 28 ottobre 2008

Don Felice e le sue "Passioni dominanti"

"Gesù tanto ha sofferto ed è tormentato dalla sete delle anime. Il programma di un apostolo è "Da mihi animas" cioè cooperare con Lui alla conquista e alla salvezza delle anime!" (Diario 1942)

"Vede" - disse Mons. Farina a don Felice - "è colpa del Pastore se le pecore sono sonnolenti!"


I RAGAZZI

Il Signore mi aveva donato la passione per i piccoli (...) Il Divin Cuore mi mandò all'Oratorio; chiesi a Don Caramaschi di essere suo coadiutore, di collaborare con lui nel multiforme apostolato salesiano; fui accolto con fraterno affetto e Deo gratias- Deo gratias- cuore a cuore coi Figli di Don Bosco, cercai di vivere la loro passione per la salvezza della gioventù, il loro spirito di iniziativa, il loro slancio di lavoro (...) Condivisi con i Figli di don Bosco fatiche e lotte, gioie e dolori, solidarietà di cuori con i piccoli, con i giovani, con persone di ogni grado sociale portando fuori dell'Oratorio un soffio di novità di vita religiosa nella città di San Severo e nei paesi della Diocesi (Don Felice)




I POVERI


Dal
Verbale del I° Febbraio del 1945: “Casi dolorosi: Il Direttore Don Felice ci parla del caso dolorosissimo di una vecchia di settanta anni, mezzo paralitica, mezzo cieca, che, scacciata dalla taverna dove si era rifugiata dopo la morte del marito, trovasi ora nella Chiesa di Croce Santa, assistita è vero amorosamente dalle donne di A. C. della Parrocchia, ma dove non può certamente rimanere a lungo. Questi casi di vecchi soli che non hanno dove ricoverarsi, e che sono frequenti in San Severo, in modo speciale da quando non si può più ricoverare all’Asilo Inabili al lavoro, ha fatto decidere il nostro Direttore Don Felice a mettere subito in attuazione, nonostante le numerose e quasi insormontabili difficoltà attuali, il suo progetto di costruire sulla terrazza della Chiesa di Croce Santa, qualche ambiente che potesse accogliere questi miseri relitti della società, quali appunto sono i Poveri vecchi, soli e malati. Il Consiglio applaude a questa iniziativa del Direttore, promettendo il maggior aiuto possibile, sia materiale che spirituale. Il Direttore Don Felice ci comunica pure tutti i passi già fatti per l’acquisto del materiale occorrente per la fabbrica e le offerte già ricevute al riguardo, e di come intende risolvere la questione dell’arredamento dei locali, e la questione dell’assistenza ai ricoverati.” (Storia del Volontariato Vincenziano, pag. 30)



LA PARROCCHIA


"A voler giudicare l’operosità instancabile e sempre a getto continuo di questo singolare Apostolo di Dio basta soffermarsi a giudicare l’impensato sviluppo della sua Parrocchia di Croce Santa. All’inizio della sua missione di Parroco una misera, povera e squallida chiesetta alla periferia della città. Lui , privo di mezzi, solo l’immensa risorsa del suo zelo, il grande dono della sua umiltà ancorata all’incommensurabile ricchezza della Provvidenza Divina, a distanza di anni, la piccola chiesetta allargata e ingrandita di opere di bene: asilo, laboratorio femminile. Suore, colonie elioterapiche e marine, le varie associazioni maschili e femminili con le proprie sedi, uffici parrocchiali, l’Opera del Perpetuo Suffragio, una Cripta Sacello ecc… Il suo zelo di Operaio instancabile nella vigna del Signore, aveva una particolare effusione presso gli infermi. Scrupolosa ed edificante la sua assistenza…si protraeva, a volte, per la notte intera e la mattina alle 7 era in Chiesa a celebrare.” (Ins. Santina Formato)


“Ecco l’impulso dato all’Azione Cattolica, specie nel settore giovanile. Sotto lo sguardo vigilante e incoraggiante di don Felice noi, viceparroci, in questo settore abbiamo potuto attuare quelle grandi attività culturali e spirituali che portarono all’auge le Associazioni di Croce Santa. Non c’erano associazioni che potessero competere nelle attività e nelle gare di cultura religiosa vinte molte volte in campo e diocesano e regionale e nazionale. Le associazioni in quell’epoca cercarono di fare cultura nel popolo con le recite, con il presepe vivente, diventando allora tutta la Chiesa Parrocchiale un salone accogliente la folla (compreso il Vescovo) che numerosa accorreva; con i carri allegorici in occasione della festa dell’uva e della Peregrinatio Mariae. Non parliamo delle missioni tenute dai PP. Gesuiti, dei Congressi Eucaristici e Mariani, della Peregrinazione mariana parrocchiale. Tutta la Parrocchia allora diventava Chiesa davvero Orante”. (D. Raffaele e D. Angelo Mele)

“Don Felice era sempre disponibile al confessionale: giovane o anziano, sapeva che questo momento di fede era il momento dello Spirito. Non badava al tempo”
“I Vescovi che si sono succeduti lo hanno ritenuto non un astratto carismatico ma un realizzatore e profeta, ammirando in lui l’indefettibile venerazione per la Sacra Gerarchia, la fecondità del Ministero che, nella concretezza, chiamava tutti a fare con lui l’esperienza di Dio”. (Don Mario Lozupone)


IL SOCIALE


I ricordi vivi, commoventi ancora, con una mia insindacabilità straordinaria, mentre ( la schiera) maschile era orientata in modo particolare l'alle lotte civili animate dai principi del vangelo nelle fasi più contrastanti. E tutto un dono della Provvidenza divina (...)

Nel campo sociale col Marchese Accoretti i primi cinema: il suo pubblico il quotidiano, il mio, sabato e domenica, con diapositive statistiche religiose in un salone ex sede della sede comunista del lavoro.
Campo politico: dal 1901, non ancora sacerdote, le prime lotte della "Gravis de communi re" di Leone XIII. Democrazia Cristiana, il rinnovamento dell'azione, le correnti, don Murri, Don Sturzo, le deviazioni del primo, la restaurazione concreta dell'altro; il Partito Popolare Italiano, le lotte, le soddisfazioni,poi il fascismo con le prime lotte politiche;Patto Gentiloni, finito in tribunale, assolto per inesistenza di reato, fondata la Democrazia Cristiana nel dopoguerra, assistenza ai dispersi, alle famiglie dei caduti, ecc., le ACLI. Tu solo, o Signore, Tu solo, o Signore. (Diario 17 maggio 1960)


LE ASSOCIAZIONI


“Per il passato duplicati di iniziative per amor proprio e per gelosia? Mi sembra di no; troppe iniziative questo si, ma si imponevano per scuotere tanto torpore, intensificare l’interessamento dei fedeli. Era il vivo desiderio di dare al popolo l’occasione e l’opportunità di muoversi ..Nel male quante iniziative…quante attività, quanta passione…e per noi e per le nostre cose alla maggior gloria di Dio… Se in mezzo al popolo non c’è fervore di iniziative, si capisce coordinate e approvate, c’è l’abbandono”. (Diario 1943)


Questo prete fa sentire ai laici il loro posto di responsabilità nella Chiesa di Dio, li alimenta continuamente di fede e di entusiasmo, mette la sua fiducia nella loro corrispondenza e nella loro collaborazione, si sente ricco quando li riunisce per vedere con loro la pastorale della parrocchia e quando, a livello di consulta diocesana di A. C., allarga il discorso sempre con i laici, per gli interessi soprannaturali della Chiesa diocesana. (Testimonianze, a cura di Don Mario Lozupone, pag. 89)


LE VOCAZIONI



Don Felice curava, in maniera attenta e vigile, i numerosi chiamati "in sortem Domini": ragazzi e ragazze che confidavano timidamente al Parroco un sogno di consacrazione di servizio. Li guidava, vi provava da esperti formatori di coscienze, li avviava nei monasteri con negli istituti religiosi, nelle missioni con il ministero Diocesano, seguendoli con la preghiera, col cuore, con lo scritto e spesso con la presenza di efficiente collaborazione; facendo festa con chiunque poteva trovarsi nel suo ufficio in chiesa, quando i suoi figli da Sassoferrato, dalla Tailandia, dalle Case religiose italiane o dall'impegno nelle parrocchie, tornavano a respirare un po' d'aria di casa, da Lui, per riprendere energie e coraggio. (Testimonianze, a cura di don Mario Lozupone, pag.89)


LE MISSIONI

Diede vita anche alla Commissione Missionaria per alimentare nella Chiesa locale la passione per l’evangelizzazione dei poveri. Utilizzava come strumento di sensibilizzazione il Bollettino Salesiano, e chiedeva la testimonianza di amici missionari, perché rendessero partecipi il popolo della loro esperienza.
Tra questi ricordiamo D’Antonio D’Amicis e Narciso Antonio, fratello del Priore di Croce Santa che lavorò in Estremo Oriente al fianco del venerabile Mons. Cimatti e dei Santi Martiri Mons. Versilia e Don Callisto Caravario, tutti figli di Don Bosco.
(Omnia in Caritate - Collana Testimoni/40 LDC- pag.25 di Sr Francesca Caggiano)




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono davvero felice di vedere don Felice messo alla nostra considerazione perché diventa un esempio da seguire in tempi assai contradittori come i suoi; e perché ci sveglia a non lasciare il male fare delle sue, opponendo il bene possibile a ciascuno.

Anonimo ha detto...

Grazie Don felice per renderci pecorelle sveglie!
divertitevi